Roma: Laboratorio Antifascista

La Rete Antifscista Metropolitana ospita a Roma il secondo Laboratorio Antifascista a carattere nazionale.

L’edizione dello scorso
Maggio è stata principalmente di contatto e
riepilogo dei percorsi già intrapresi. Questa volta, all’inizio
dell’anno politico, vorremmo canalizzare la discussione su progetti
concreti e sulla loro messa in pratica: un’occasione per delineare e
coordinare l’iniziativa antifascista nelle prossime stagioni.

 

 programma 

Il
laboratorio sarà aperto al csoa Forte Prenestino, alle ore 10 di Sabato 27 Ottobre, da una breve
plenaria per definire ordine del giorno, programma dei tavoli e metodo
di discussione. Subito dopo partiranno i lavori, suddivisi per tavoli
di approfondimento, che andranno avanti fino alle h 20.

La
due giorni si concluderà con la plenaria prevista alle ore 11 d i
Domenica 28 Ottobre, per consentire a chi viene da fuori Roma di
mettersi in viaggio per tempo. Chi invece resta in città potrà
partecipare al corteo nazionale dei migranti, che parte da piazza della
Repubblica, Domenica stessa alle ore 15.

 concerto antifascista 

Il 27 Ottobre dalle 22 al
l.o.a. Acrobax (ex cinodromo) un concerto a sostegno della RAM dove,
oltre ad alcuni gruppi locali (G.T.A. – Automatica Aggregazione), saliranno sul palco i Last Resort,
leggendaria Oi! band britannica.


Rete Antifascita Metropolitana

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Festa nel lager. Naziskin a Dachau

 

 

Giovani
da Bolzano nei campi di concentramento SS, per gridare ‘Sieg heil’. O
per farsi ritrarre con l’accendino sotto le immagini delle sinagoghe
bruciate. In esclusiva le foto del ‘turismo dell’Olocausto’

Nazi altoatesini davanti a una lapide
Sono l’avanguardia dell’orrore, quella capace di superare ogni limite.
Nazisti pronti all’insulto più estremo, all’oltraggio di qualunque
memoria. Eccoli, fare il saluto hitleriano davanti al cippo che ricorda
il forno crematorio di Dachau. Mettersi in posa compiaciuti accanto a
quella scritta agghiacciante ‘Arbeit macht frei’ sul cancello che
migliaia di ebrei hanno varcato una sola volta. Poi mostrare le loro
magliette con le machine-pistol usate dai guardiani per abbattere chi
non obbediva ciecamente agli ordini. E sfoggiare le t-shirt con la
sagoma delle SS davanti al monumento ispirato dall’intreccio dei corpi
scheletrici nelle fosse comuni. Istantanee di una gita che incenerisce
i confini della decenza, scattate per renderle oggetto di culto tra i
camerati, come per dimostrare un primato ideologico: avere inneggiato
al führer del Terzo Reich nel luogo dove l’Olocausto venne concepito.
Dachau, a pochi chilometri da Monaco di Baviera, è il primo lager,
quello in cui furono rinchiusi gli ebrei catturati nella ‘Notte dei
cristalli’ e gli oppositori del regime, quello usato per sperimentare
il genocidio.

Le
foto che ‘L’espresso’ pubblica in esclusiva sono state sequestrate dai
carabinieri del Ros di Bolzano durante un’inchiesta sui naziskin
altoatesini. Erano conservate da alcune delle persone ritratte, che le
esibivano con orgoglio ai loro accoliti. I sette camerati ripresi nelle
immagini hanno patteggiato condanne comprese tra 12 e 30 mesi di
carcere: l’ultima sentenza risale a poche settimane fa. Ma ai fini
della pena questo reportage incredibile non ha avuto effetti: per il
codice penale italiano il turismo dello sterminio non ha rilevanza.
Nemmeno la legge Mancino, quella creata nel 1991 per porre freno
all’ondata montante di razzismo, ha ipotizzato un tale baratro di
disprezzo. Il procuratore capo Cuno Tarfusser e il pm Axel Bisignano
nel sostenere l’accusa contro la banda di gitanti a Dachau non hanno
potuto far pesare quello sfregio alla Memoria. Eppure il fenomeno dei
tour nazisti è in crescita costante: dai luoghi hitleriani classici si
passa sempre più spesso a incursioni antisemite. Che precipitano dalla
goliardia alla vergogna.

Come
definire altrimenti la foto, sequestrata dal Ros nella stessa
operazione, che ritrae i due naziskin con l’accendino in mano sotto la
lapide che ricorda la prima sinagoga incendiata in Germania durante la
‘Notte dei cristalli’? In quella vacanza a Potsdam, in Brandeburgo, nel
luogo del primo assalto delle camicie brune, la formazione è la stessa.
Sono sette italiani dell’Alto Adige, inquadrati come militari,
capeggiati dal ‘comandante’ Armin Sölva e dal suo vice Christoph
Andergassen. Hanno dai 18 ai 26 anni e nonostante le sentenze restano a
piede libero.

L’organizzazione
di Sölva e Andergassen è la Südtiroler Kameradschaftsring per la lotta
di liberazione del Sudtirolo, con tanto di statuto messo nero su
bianco: tra gli obiettivi, l’istigazione all’odio razziale e la
venerazione di Hitler e ai suoi gerarchi. Una fede malvagia celebrata,
secondo i risultati delle indagini, con minacce, pestaggi e
devastazioni. Che li trasforma nell’avanguardia di una rete nera che
attraversa l’Europa e che vede sfilare fianco a fianco camerati di ogni
paese, spesso divisi da questioni etniche, come accade tra sudtirolesi
e italiani, ma pronti a fare fronte comune con il braccio teso.

Identici
gli slogan, testimoniati anche dalle magliette indossate nel lager
bavarese. In una foto si vede Armin Sölva inginocchiato, mani giunte in
atto di ringraziamento per lo sterminio, nella cappella che ricorda i 3
mila sacerdoti cattolici deportati. In un’altra, due camerati entrano
nell’edificio centrale del campo dove è allestita la mostra sul Terzo
Reich e in tenuta da skinheads posano sorridenti davanti alla grande
scritta SS. Altri due compaiono vicini a una celebre frase della
propaganda del Reich: ‘Unsere Letzte Hoffung. Hitler’ (la nostra ultima
speranza: Hitler). Indossano t-shirt con l’immagine di un soldato
tedesco e di supporter di estrema destra, sempre dentro il campo di
Dachau. Poi di spalle, piegati, con l’immagine di un mitragliatore su
una t-shirt e sull’altra la scritta ‘Siamo dei criminali convinti’,
spingono giù il cippo di marmo eretto dove sorgevano i forni crematori.
In un’altra immagine due del gruppo si mettono davanti al muro di
cinta, sono ai lati di un cartello che indica la linea oltre la quale
le guardie sparavano sui deportati:
si immedesimano negli aguzzini degli ebrei.

Il
lager, un monumento che dovrebbe essere tutelato in nome dell’intera
umanità, appare incustodito. Nessuno ferma questi giovani altoatesini
dal look inconfondibile. Si sono mossi indisturbati per ore, padroni
del campo di sterminio dove non è stato nemmeno possibile stabilire un
bilancio del massacro: dei 206 mila reclusi registrati, almeno 43 mila
persero la vita. Ma si ritiene che molti deportati non venissero
segnati nella contabilità del genocidio e che negli ultimi mesi del
1945 malattie e denutrizione fossero più letali delle SS: gli americani
scoprirono 39 vagoni ferroviari colmi di cadaveri spettrali. Un
inferno, che adesso serve come fondale per le foto-trofeo dei ‘figli
del Führer’.

Le
trasferte in Germania e in Austria del gruppo altoatesino non servono
solo per il turismo dell’orrore: sono fondamentali per consolidare i
legami con le altre formazioni di estrema destra. I carabinieri dei Ros
hanno infatti scoperto rapporti con almeno tre gruppi tedeschi e due
austriaci con sede a Innsbruck, Vienna, Linz, Dresda, Berlino, Monaco e
Norimberga. In una foto Sölva e Andergassen sono nella sede della Npd,
il partito tedesco di estrema destra, con due rappresentanti del
movimento politico berlinese: uno di questi è lo stesso uomo che ha
accompagnato Sölva a Potsdam e che forse ha fatto da guida turistica
nei lager.

È
in questi raduni che si saldano anche i rapporti fra i neonazisti
altoatesini di lingua tedesca e quelli italiani. A Passau, nella
manifestazione per ricordare Rudolf Hess, l’enigmatico delfino di
Hitler diventato uno dei miti nazisti, hanno marciato insieme. In una
foto si vede in primo piano il gruppo di altoatesini e dietro sfilano
gli aderenti al Fronte Veneto Skinheads, oggi rappresentati da Giordano
Caracino, 28 anni. Secondo i rapporti dei carabinieri, nel marzo 2006 a
Braunau am Inn, paese natale di Hitler, giovani del Fronte Veneto e
naziskin da Roma, Verona, Trieste hanno sfilato e gridato slogan dentro
un capannone: “Siamo tutti figli del Führer e discepoli del Duce”.
Erano presenti anche gli skinheads dei Braunau Bulldog, che nel 2005
fecero una gita a Mauthausen e dopo se ne andarono in una pizzeria a
festeggiare: in Austria lo scandalo diventò un caso politico. Ma il
loro gesto è diventato un modello da imitare, anche per i bolzanini.
Che nelle istantanee posano davanti al cippo del forno crematorio di
Dachau, dove una scritta invita alla riflessione: ‘Pensate a come noi
morimmo qui’. E loro invece alzano il braccio e gridano ‘Sieg heil!’.

Paolo Tressardi 

(11 ottobre 2007)

 

Sottovalutati e tollerati

“Il
fenomeno del rigurgito neonazionalistico credo sia stato sottovalutato,
se non addirittura tollerato. Certo è che non si è compreso fino in
fondo il potenziale di offesa e di pericolosità di questi gruppi”.
Parla il procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser, che ha coordinato le
indagini sul gruppo protagonista del ‘turismo dell’Olocausto’. In Alto
Adige pare che siano almeno cinque i gruppi attivi con più di 150
militanti e molti fiancheggiatori. Lei ha creato un pool di magistrati
che si occupa di naziskin.


“Sì, perché è evidente che, per poter meglio controllare il fenomeno, è necessario seguirlo, monitorarlo e conoscerlo”.


Che idea si è fatto di queste persone?


“Presi singolarmente sono giovani con poca personalità e poco carattere: trovano un’identità forte solo nel gruppo”.


Il ‘turismo dell’Olocausto’ è un fenomeno recente?


“Non credo, né credo riguardi solo i neonazisti. Lo abbiamo documentato in relazione a luoghi hitleriani:


ciò che preoccupa è la giovane età di questi turisti”.


Non è stato però possibile applicare la legge Mancino.


“No, a questo allucinante turismo non è applicabile la legge Mancino”.


Ma nei lager non ci sono controlli?


“Posso immaginare che sia estremamente difficile attuare controlli tali da rendere impossibile l’accesso a queste persone”.

 

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The Last Resort in concerto a Roma per l’Antifascismo!

Iniziativa della Rete Antifascista Metropolitana!

 

 


Per la prima volta in italia, Roi Pearce e la nuova formazione che ha portato alla realizzazione del disco ‘Ressurrected’.
Una evoluzione dell’ Oi sulle note degli storici pezzi
cantati negli originali Last Resort e nella 3a formazione dei 4Skins,
carichi dello stesso odio e della stessa grottezza di un tempo ma
rifiniti da un suono più pulito e tendenzialmente vicino alle ritmiche
del duro Rock n Roll.
 
Una serata a sostegno dell'antifascismo!
 
 
TUTTO L'INCASSO ANDRA' A SOTTOSCRIZIONE DELLA RETE ANTIFASCISTA METROPOLITANA
 

 

 

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HC perchè NO! 666

E questa è proprio dirla che è l'ultima per l'estate. Ma non demordete…magari il freddo inverno porterà buone nuove per voi/noi/soi…per il resto beccateve pure questa….

Alla prossima! 

 

 http://www.goear.com/files/localplayer.swf?file=5b33cff

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HC perchè NO! eeetciu 5

Siamo giunti quasi alla fine di questo ciclo. Purtroppo l'estate toglie le forze di fare qualsiasi cosa, ma l'autunno incombe. Quindi per il momento accontentatevi di sta storia!

 

http://www.goear.com/files/localplayer.swf?file=3dda828

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Giusva Fioravanti e Francesca Mambro: chi sono

Per lo Stato italiano sono i responsabili del più grave
eccidio di uomini, donne, anziani e bambini inermi che sia mai avvenuto
nella storia repubblicana.

Mambro
e Fioravanti sono stati condannati complessivamente a 17 ergastoli e la
sentenza sulla strage di Bologna è passata in giudicato.

28 febbraio 1978.
Giusva Fioravanti ed altri notano due ragazzi seduti su una panchina
che dall'aspetto (capelli lunghi e giornali) identificano come
appartenenti alla sinistra. Fioravanti scende dall'auto, si dirige
verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, 24 anni, cade a terra
ferito e Fioravanti lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira
verso una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla.

9 gennaio 1979.
Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana di Radio città
futura dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo
femminista. I terroristi fanno stendere le donne presenti sul pavimento
e danno fuoco ai locali. L'incendio divampa e le impiegate tentano di
fuggire. Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono
ferite, di cui due gravemente.

16 giugno 1979.
Fioravanti guida l'assalto alla sezione comunista dell'Esquilino, a
Roma. All'interno si stanno svolgendo due assemblee congiunte. Sono
presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a
mano, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25
feriti. Dario Pedretti, componente del commando, verrà redarguito da
Fioravanti perché, nonostante il ricco armamentario "non c'era scappato
il morto". Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il commando è
accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti
all'azione, e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante,
Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente stragista.

17 dicembre 1979.
Fioravanti assieme ad altri vuole uccidere l'avvocato Giorgio
Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli,
leader carismatico dell'eversione neofascista. Fioravanti non ha mai
visto la vittima designata, ne conosce solo una sommaria descrizione.
L'agguato viene teso sotto lo studio dell'avvocato, ma a perdere la
vita è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima
di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido
"avvocato!" lanciato da Fioravanti.

6 febbraio 1980.
Fioravanti uccide il poliziotto Maurizio Arnesano che ha solo 19 anni.
Scopo dell'omicidio, impadronirsi del suo mitra M.12. Al sostituto
procuratore di Roma,

13 aprile 1981, Cristiano
Fioravanti – fratello di Valerio – dichiarerà: "La mattina
dell'omicidio Arnesano, Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe
dato un mitra; io, incredulo, chiesi a che prezzo ed egli mi rispose:
"gratuitamente"; fece un sorriso ed io capii".

23 giugno 1980.
Fioravanti e Francesca Mambro uccidono a Roma il sostituto procuratore
Mario Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di casa; da due
anni conduce le principali inchiesta sui movimenti eversivi di destra.
Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando "alla
visione di una verità d'assieme, coinvolgente responsabilità ben più
gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi".

9 settembre 1980.
Mambro e Fioravanti con Soderini e Cristiano Fioravanti, uccidono
Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e
testimone scomodo in merito alla strage di Bologna.

5 febbraio 1981.
Mambro e Fioravanti tendono un agguato a due carabinieri: Enea Codotto,
25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che
durante l'imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha
gridato alla Mambro, nascosta dietro un'auto, "Spara, spara!".

30 settembre 1981.
Viene ucciso il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e
intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché ritenuto un "infame delatore".
Del commando omicida fa parte Mambro.

21 ottobre 1981.
Alcuni Nar, tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma, al capitano
della Digos Francesco Straullu e all'agente Ciriaco Di Roma. I due
vengono massacrati. L'efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole
del medico legale: "La morte di Straullu è stata causata dallo
sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento
dell'encefalo; quello di Di Roma per la ferita a carico del capo con
frattura del cranio e lesioni al cervello". Il capitano Straullu, 26
anni, aveva lavorato con grande impegno per smascherare i soldati
dell'eversione nera. Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina
dell'agguato non aveva la solita auto blindata, in riparazione da due
giorni.

5 marzo 1982. Durante una rapina a
Roma, Mambro uccide Alessandro Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava
recandosi a scuola e passava di lì per caso. La sua morte suscita
scalpore anche perché il giovane viene colpito alla testa con un colpo
di pistola sparatogli a bruciapelo.

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HC perchè NO! e 4

Nonstante le avversità e il caldo aberrante riusciamo anche questa volta a portare alla fine questa missione praticamente impossibile. Ora ascoltatevela.

 

http://www.goear.com/files/localplayer.swf?file=a8f0ced

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HC perchè NO! e 3

Sinori e sinore siamo lieti di presentarvi la terza emissione di HC perchè NO! Praticamente risolti i problemi audio ora potrete ascoltarci in versione very very LO-FI. Che altro dirvi….che buon pro vi faccia!

 

http://www.goear.com/files/localplayer.swf?file=686d924

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HC perchè NO! Second emission

E beccatevi la seconda botta sonora. L'audio lo abbiamo migliorato un po, anche se non è certamente dei migliori. D'altronde questa è cultura LoFi o no? Se volevate l'HiFi annate al centrocommerciale.

 

http://www.goear.com/files/localplayer.swf?file=df7acf7

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ROMA CITTA’ APERTA RIFIUTA I FASCISTI


Giovedì 28 giugno, un gruppo di fascisti, armati di bastoni, bottiglie, coltelli e bombe carta, ha assaltato la manifestazione dell’estate romana “Roma incontra il mondo”, alla fine del concerto della Banda Bassotti. Un raid durato 25 minuti che ha lasciato per terra decine di contusi e feriti da arma da taglio; uno di questi ha ricevuto 9 coltellate, di cui alcune sulla schiena profonde sette centimetri. Solo la prontezza degli organizzatori ha evitato una mattanza più grande. E’ chiaro, volevano il morto.
A distanza di una settimana, nessuno degli aggressori è stato riconosciuto, denunciato o fermato; i carabinieri hanno invece fermato a rinviato a giudizio per lesioni, resistenza e danneggiamento, quattro spettatori aggrediti dalla squadraccia fascista.
Venerdì 6, alle 9, è prevista l’udienza del processo: saremo a piazzale Clodio per contrastare e denunciare questa ennesima vergogna e ricordare alla città chi sono questi fascisti.
Sono gli stessi fascisti che da diversi anni hanno costruito una campagna d’odio e di terrore fatta di intimidazioni, aggressioni, coltellate e uccisioni, come quella di Renato Biagetti, ammazzato all’uscita di una discoteca a Focene. Sono gli stessi fascisti che prima speculano sulle questioni sociali, provando a inventarsi finte occupazioni abitative o miserabili copie dei centri sociali, e poi si candidano con la destra liberista, bigotta e poliziesca di Berlusconi, Fini e Casini.
E’ lunga la lista dei centri sociali, dei centri di aggregazione, degli spazi democratici di Roma che hanno già vissuto la stessa terribile esperienza che è toccata nei giorni scorsi a Villa Ada. Non è possibile che la lista si allunghi oltre.
Le istituzioni romane, il Sindaco Veltroni, tutte le forze politiche e sociali democratiche devono intervenire: basta con lo sdoganamento e la legittimazione dello squadrismo neo-fascista, basta con la concessione di spazi a chi fa apologia di fascismo, basta con la politica di equidistanza che pone la radicalità politica e sociale sullo stesso piano della intolleranza e della violenza razzista contro la sinistra, i migranti, i gay, le lesbiche, i transessuali.
Non bastano generiche condanne alla violenza: la organizzazione di forze dichiaratamente neofasciste e gli atti squadristici sono un fenomeno grave da condannare apertamente e contrastare senza tolleranza alcuna.
Roma rifiuta i fascisti. E lo dimostrerà sabato 7 luglio, con una grande manifestazione pacifica e di massa, plurale, radicalmente antifascista, autotutelata, sonora e comunicativa, per dire a tutta la città che non esistono zone franche, per affermare la libertà di movimento e il diritto di resistenza a difesa della libertà di espressione e aggregazione davanti al terrore di poche decine di vigliacchi, da sempre al servizio dei poteri forti. Invitiamo quindi le associazioni, i comitati, i centri sociali, le forze politiche, i sindacati e tutta la Roma democratica e antifascista a partecipare a questa grande giornata di libertà. Partenza alle ore 16 da piazza S.Emerenziana e conclusione a piazza Vescovio.

Nessuno spazio ai fascisti
Nessuna equidistanza
Verità e giustizia per Carlo, Dax e Renato

Primi Promotori:
Ram (Rete Antifascista Metropolitana); ARCI; radio onda rossa; radio città aperta; centri sociali ex snia viscosa, la torre, forte prenestino, ex 51, acrobax, corto circuito, la strada, 32, spartaco, factory, laurentino occupato, strike, astra19, horus occupato, esc, i po’, coordinamento degli studenti medi, ….

per adesioni:
ufficiostampa@arci.it
ELENCO DELLE PROSSIME INIZIATIVE

GIOVEDI 5 LUGLIO
*La verità non si cancella *
*ore 11 conferenza stampa sotto al Ministero dell´Interno (P.zza dell'Esquilino)*
*dalle 11.00 alle 15.00* Sit-in per chiedere verità e giustizia per i casi di Carlo Giuliani, Dax, Federico Aldrovandi e Renato e per continuare a dire che non ci sarà nessuna giustizia senza verità.

VENERDI 6 LUGLIO
*Presidio di solidarietà a P.zzale Clodio*
*ore 9:00* Presidio in solidarietà dei quattro ragazzi fermati ed arrestati dopo l'aggressione fascista a Villa ADA che verranno giudicati per direttissima solo perchè a fine concerto e dopo l'aggressione si sono allontanati da soli passando in mezzo a gruppi di poliziotti e carabinieri.

SABATO 14 LUGLIO
*CONCERTO* "AMA LA MUSICA, ODIA IL FASCISMO"
*INIZIATIVA NAZIONALE "UN MURALES PER DAX E RENATO" *
(luogo da definirsi)

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